Spassosi omini del circo in cartapesta e ceramica alle prese con le loro acrobazie, ambientati magistralmente dentro quella fiera dell’imprevedibile che è Fa la cosa giusta, ci hanno fatto incontrare.
Il nostro debole per quei visi così buffi e espressivi, le scanzonate maglie millerighe e quei pochi attrezzi che hanno fatto la storia umana dell’arte del circo, l’abilità, la poesia, la magia… ha incontrato la sensibilità di due giovani e frizzanti donne.
“Li avete realizzati voi?” la domanda sorge spontanea.
“ Sì, quello che vedete, compresa l’ambientazione con i pannelli e tutto il montaggio che ne è conseguito è opera nostra”.
“Tutto?” ribadiamo. E loro “mentre intorno a noi squadre di installatori provvedevano ai montaggi vari, noi eravamo qui a trapanare, avvitare… diventiamo anche muratori all’occorrenza. Siamo davvero artigiane, nel senso che abbiamo imparato a gestirci autonomamente”.
Licia Brescia e Alessandra Brigatti, questi i loro nomi, tengono subito a precisarci che ciò che hanno scelto di esporre in questa fiera rappresenta lo sfiato, la boccata d’ossigeno, rispetto all’attività principale, che si regalano tra un impegnativo lavoro e l’altro, una sorta di esigenza personale, come di leggerezza… loro che adorano gli omini del circo in miniatura dell’indimenticabile Alexander Calder e mandano i propri bimbi alla piccola scuola di circo.
Sono nati così Felice Gimondi, Chery, Quell’enorme mistero volò (la mitica Donna Cannone) che all’occorrenza realizzano in grandi dimensioni, ma questo solo per certe manifestazioni o su richiesta. Ogni soggetto ha la sua carta di identità a garanzia dell’unicità.
“Non posso dimenticare – mi racconta Alessandra – di quel collezionista con un Fontana fra le mani ad acquistare uno dei nostri maxi soggetti!”.
Ma chi sono Alessandra e Licia? Come si sono incontrate? E soprattutto qual è la loro attività?
Alessandra è una ceramista. Aveva una bottega nel quartiere Mac Mahon, a Milano, dove organizzava corsi. Licia, restauratrice, ha seguito un suo corso. Rimaste in contatto fra loro hanno scoperto di essersi stancate l’una di produrre oggettistica e l’altra di fare cantieri, decidendo di iniziare a lavorare insieme, per individuare una nuova strada.
“Un giorno – ci spiega Licia – io stavo disegnando ‘tavolette stupide’, cioè dipingevo uccellini su una base di legno, mentre Alessandra preparava piccoli pezzi in ceramica per assemblare orecchini”.
Prosegue Alessandra divertita “a un certo punto mi sono avvicinata a lei, ho appoggiato qualche gemma sul disegno e l’ho invitata a riflettere su come la tridimensionalità e la lucentezza di questi piccoli particolari non potessero che ravvivare il disegno”.
E pensare che Alessandra, al contrario, era solita comporre tavolette con soli pezzi di ceramica, senza uno sfondo disegnato. Ciò che mancava all’una era nell’altra.
“Da lì – prosegue Licia – le tavolette sono diventate grandi pannelli e poi pareti, muri su cui fare decorazioni tridimensionali con inserti in ceramica”.
Non a caso hanno chiamato la loro società Dalia Dimensional Wall Art. Muri interni e muri esterni, da personalizzare attraverso uno studio dei colori e del carattere del cliente, abbellire e anche mascherare se in alcuni casi non è possibile fare interventi murari.
“Come quel palazzo milanese in cui non consentivano di ristrutturare il muro esterno. – spiega Alessandra – In quel caso abbiamo creato un fondo con canne di bambù attaccate al muro, dove collocare qua e là piccole libellule in ceramica”.
Ci vuole occhio, fantasia, capacità di interpretazione delle esigenze in questo mestiere. Come nascono, chiediamo, le idee decorative?
“Nelle pause in comune, il tempo di un caffè o di un pranzo veloce, ci siamo scoperte molto produttive, – confida Licia – vuoi per ciò che osserviamo, ricordo di come ci ha ispirato l’ombra delle foglie di una pianta sul muro, vuoi per il confronto fra di noi, che siamo veramente complementari”.
“Il guaio è – prosegue Alessandra – che ci vengono in mente migliaia di cose ma non possiamo dar seguito a tutte. Dobbiamo limitarci e cercare di tenere la strada intrapresa”.
Mentre parliamo siamo felicemente calati nel laboratorio milanese dove Dalia ha sede, uno spazio che si affaccia al cortile interno di una palazzina, niente insegne, niente clamori, eppure entrando si avverte subito di essere come in un bozzolo materno, caldo, rassicurante. Gioioso della gioia di vedere appesi qui e là omini circensi, o piccoli particolarissimi nidi in ceramica da cui fa capolino un uccellino. Appoggiata sulla credenza il pezzo forte, la donna cannone in proiezione di lancio: una meraviglia! E poi pannelli appesi con prove di decorazione: rami dipinti con uccellini tridimensionali appollaiati sopra, e anche oblò decorativi direttamente sul muro.
E più in là, nelle proprie postazioni, le due coinquiline di Licia e Alessandra: Chiara Fiori, giovane designer ideatrice di un brand curioso che vale la pena indagare – Gipsy Cip – con cui veicola gioiosi accessori per bambini (zainetti, copricapo e coperte con magliette riciclate) e, poco distante, Beba Pineschi che realizza graziosissimi manicotti in lana e felpe costumizzate (con decori in maglia) a marchio Woollah. Sorprendenti anche loro.
Tutte vivono di vita propria, ma condividono uno spazio comune che gli consente di materializzare i propri sogni perché, come dice Chiara, “L’unione fa la forza”. Quel grande contenitore si chiama Zoo Lab e ha di bello che è carico di energia buona, quella costruttiva, perché tutte credono e tanto in quello che fanno.
E, a questo proposito, Licia e Alessandra stanno predisponendo con entusiasmo un particolare allestimento per un evento musicale, Symphonia 2017, che si terrà sabato 8 aprile allo spazio Hortensia in via Savona, in occasione del Fuorisalone.
Da non perdere questo frizzante appuntamento milanese e l’occasione di conoscere Licia e Alessandra, nonché Dalia Dimensional Wall Art. Perché a volte fa bene restare un po’ sospesi, camminando su un filo teso, come funamboli, la vita.
Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it