Poche ore di tempo da spendere prima della partenza da Torino e la mia decisione di visitare il Balon, lo storico mercato delle pulci del capoluogo piemontese.
Ecco, io al Balon non sono mai arrivata! Ci ha pensato il mercato di Porta Palazzo, che avrei dovuto attraversare per giungere a destinazione, ad arrestare la mia volata. Una fitta distesa di tende da mercato colorate o millerighe, a copertura di una parte consistente di piazza Repubblica, ha agito da richiamo.
La sensazione è quella di entrare sotto un unico gigantesco tendone, perché ogni banco è attaccato all’altro senza soluzione di continuità.
È come camminare in passerella, con frutta e verdura sui due lati, disposte così ad arte e inclinate verso il passaggio che pare dicano “prendimi!”. E dietro le esposizioni i venditori, italiani e stranieri in alternanza, gomito a gomito come se facessero capo a uno stesso lunghissimo banco.
Un’esperienza non comune, il trovarmi lì immersa tra frutta e verdura, associate tra loro anche per colore, e così accattivanti da sembrare a tratti sculture, e passare di profumo in profumo, fra il vociare dei clienti più variegati: “madamine” alla ricerca di imperdibili affari, pensionati , mamme con i loro piccoli, parecchi stranieri e tante giovani coppie, molti di loro dotati di trolley per la scorta settimanale.
Ma i veri mattatori sono i mercanti, autentici parolieri che si ingegnano con i più stravaganti stratagemmi pur di attirare i clienti. “Ha bisogno di altro signora?” mi sento chiedere mentre sto semplicemente affiancando un banco. Folkloristica anche la biondona che ha allestito il suo banco di sole banane e grida appassionata “Bella, buona, sana, la signora banana!”.
E quel tipetto che da dietro il suo banco si sgola con “prendete la busta e scegliete. Scegliete voi, non ve le diamo noi! La scelta è la scelta!”.
Come la signora che vuole assicurarsi di prendere il maschio del finocchio a cui il fruttivendolo risponde “se non sono maschi che finocchi sono?”
Lo confesso, mi sono attardata dentro quel grande mercato di almeno trecento banchi, passando e ripassando più volte fra le corsie. Ero troppo divertita da ciò che stava andando in scena e cercavo di carpire il più possibile scambi di battute, slogan. Ogni istante riservava sorprese, fulminee, inaspettate ed esilaranti. A volte anche per le espressioni del viso, la mimica dei protagonisti.
Come la venditrice di carciofi che per difendersi dalla vicina concorrenza a buon mercato urlava con tutta la sua voce “ Signori, Sardegna, Sardegna mica micio micio bau bau!”
E i venditori stranieri, ho in mente i banchi marocchini pieni di odorosissima menta marocchina, che avendo meno confidenza con l’italiano si limitavano a dire “Roba bella!”, “Dai, dai, dai!” oppure “un euro, un euro, un euro!”.
C’è anche chi in quel mercato ci è nato, e anzi sta portando avanti l’attività da generazioni. Mi fermo al banco dei meloni ad ascoltare un pacioso signore che sta raccontando i suoi prodotti, e gli chiedo se posso scattargli una foto. Mi risponde con prontezza “venti euro!”. E io “addirittura!”. Si spiega meglio, vuole trasferirmi di come si senta parte integrante di quel mercato e quindi a suo dire di avere valore vero, verace: “Io sono nato qui 53 anni fa. La mia mamma mi fasciava , mi metteva nella cesta e mi teneva dietro il banco. Mica c’erano le baby-sitter allora!”
Fra i tanti fruttivendoli c’è anche un paio di ovari, come si definiscono loro. Una signora dolcissima con la sua cuffietta arancio e un banco retrò: è sommersa di uova di diversi tipi e di sacchetti di legumi e cereali confezionati da lei. Serve un cliente dietro l’altro, c’è la coda!
In un altro punto del mercato la giovane coppia, sempre di ovari, che ha una miriade di uova esposte, in tanti cestini diversi. Sono produttori diretti ed è bello e inusuale vedere due ragazzi giovani in quelle vesti.
Tempo scaduto! Ho visto solo un quarto del mercato di Porta Palazzo, tra i più grandi mercati all’aperto d’Europa dove, è il caso di dirlo, si trova veramente di tutto, suddiviso in zone merceologiche.
Ci sono, infatti, anche la Tettoia dei Contadini, coltivatori diretti della provincia di Torino e nella parte coperta il Mercato Ittico, il Mercato dell’Orologio e il Mercato Alimentare dedicati a prodotti gastronomici di elevata qualità come carni, salumi, formaggi, pane, pasta fresca e specialità provenienti da tutto il mondo.
Da sempre Porta Palazzo ha accolto le ondate migratorie (negli anni Sessanta dall’est e sud dell’Italia, poi negli ultimi due decenni africani, sudamericani, orientali ed est-europei) che si sono riversate in città. Ecco perché nel suo mercato si respira l’anima più multietnica di Torino, ben espressa con il motto “amare le differenze”, che campeggia sull’Antica Tettoia dell’Orologio in tutte le lingue del mondo, a mostrare un’altra faccia, una bella faccia di questa città!
Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it