L’ho visto la prima volta in una fiera, con le sue ciotoline di verdure ordinate, accompagnate da un cartellino con nomi a me ignoti – mugugni, marasciuoli, rosette fogliari – e altri più conosciuti – fungo cardoncello, cicoriella selvatica, friarielli di campo – su cui campeggiava un minuscolo affascinante logo: Spirito Contadino. Quella prima volta mi colpì, ma non mi fermai a parlare con Antonio Gervasio.
Poi lo incontrai altre volte, in giro per l’Italia, sempre con le sue ciotoline da cui proponeva piccoli assaggi.
Sono passati cinque anni da allora, di Antonio ho sentito parlare più volte, delle sue verdure che rimandano a sapori antichi, della sua caparbietà ad uscire dalla sua terra, il Tavoliere della Puglia, per far conoscere un progetto di recupero delle erbe selvatiche. Fino a quando ho voluto saperne di più.
E ho scoperto sua mamma, una signora che non dimostra nulla della sua età, benedetta da quel sole che regala al sud dell’Italia la vera fortuna, purtroppo poco valorizzata.
Damiana De Palma c’è nata e cresciuta in questa terra del sole: “I miei genitori erano contadini, sposati alla loro terra. Si sono trasferiti qui da Avellino, negli anni tra le due guerre quando venivano offerti gli appezzamenti di terra da bonificare nella Capitanata. Io ho imparato da loro ad amare questi luoghi, non riuscirei mai più a farne a meno”.
Non ha mai smesso di lavorare, con suo marito Guido, queste terre, neppure nei momenti in cui in molti le abbandonavano. Un esempio di amore che ha contagiato i suoi figli: Antonio e Donato.
“Sono nato contadino, voglio continuare ad esserlo, ma altrettanto voglio dare valore a questo mestiere. Un valore che non può essere solo economico ma di salvaguardia, attraverso il nostro progetto di recupero delle erbe selvatiche” racconta Antonio.
“Ne esistevano più di cinquecento fino a pochi anni fa. I nostri nonni si cibavano di tantissime erbe spontanee. Ricordo con gioia quando mia nonna tornava dal lavoro nei campi, con un cesto pieno di erbe selvatiche che raccoglieva ai margini dei tratturi . Le erbe selvatiche fanno parte della nostra alimentazione fin da piccoli, la mia nonna aveva insegnato a mia madre e a noi nipoti a riconoscerle e apprezzarle, sia per la loro bontà e sia per le loro proprietà benefiche per il nostro corpo e per la nostra salute” prosegue Antonio.
Tressanti è un minuscolo borgo, con qualche decina di abitanti, in comune di Cerignola, noto alle cronache per la visita alla scuola media del Presidente Pertini, trent’anni fa. Ma a noi interessano i campi, le distese ordinatissime di coltivazioni che Antonio e la sua bella famiglia hanno realizzato.
“In questo momento sono ventitré le tipologie di ortaggi e di verdure che abbiamo seminato, con la tecnica della coltivazione naturale, dettata dalle stagioni e dalla rotazione colturale. Tra queste abbiamo recuperato finora otto erbe spontanee selvatiche, ma vogliamo ritrovarne molte di più” spiega Antonio.
Come riuscite a ritrovare le erbe selvatiche per riprodurle?
“Il primo passo che facciamo è recuperare nelle mezzane delle masserie e vicino ai fiumi i semi delle piante spontanee che abbiamo deciso di sperimentare e coltivare. Una volta recuperati i semi li conserviamo per poterli poi piantare nei nostri campi nella stagione giusta. L’anno successivo, seminiamo il seme recuperato e seguiamo attentamente i comportamenti della pianta spontanea. Mentre il terzo anno seminiamo per poi raccogliere”.
La sensazione è che sia un lavoro infinito, soprattutto ripensando a quello che segue alla raccolta. Antonio e Donato, nel momento in cui hanno intrapreso questo percorso di coltivazione naturale quel problema se lo sono posti e per trovare la soluzione a come poter vendere le loro produzioni è venuta in aiuto la tecnologia e l’entusiasmo di un cuoco.
“Abbiamo scelto la tecnica della surgelazione, che avviene entro pochissime ore dal raccolto, in modo tale che non si perda nulla delle proprietà organolettiche del prodotto. Mentre l’idea per farle conoscere fuori dai nostri confini ci è stata fornita da un cuoco pugliese che, già vent’anni fa, ci ripeteva, come un mantra: il futuro sarà recuperare il passato, dalle cose semplici nascono grandi emozioni”.
Da quella frase mai dimenticata, pronunciata da Peppino D’Introno che Antonio non esita a definire “una grande persona, con tanta esperienza e un cuore immenso”, i due fratelli hanno tratto la forza di andare avanti, insieme a tutta la loro famiglia, e macinare chilometri, su e giù per l’Italia, con le sue ciotoline e la sua modestia contadina, a raccontare, far assaggiare, incontrare cuochi. L’ultima volta l’ho rivisto a mille chilometri da casa sua, in Friuli, durante MadiaExpo.
“Devo presentare le mie verdure insieme al cuoco Massimiliano Mascia. Non è che mi dai una mano?”. Ha impiegato due giorni della sua timidezza a chiedermi questa cortesia, mentre io non vedevo l’ora di farlo. Ora siamo amici.
Luigi Franchi
luigifranchi@solobellestorie.it
Spirito Contadino
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