Marina Aequa, virgola di terra lambita dal mare, una sorta di baia che ha in seno un piccolo borgo dal fascino retrò, dove il tempo sembra curiosamente cristallizzato. Sull’angolo, come ritratta, svetta una torre, la torre del Saracino, splendido baluardo (torre di avvistamento del VI sec d.C.) che ricorda le scorribande saracene e ora luogo di richiamo dei più raffinati gourmet.
E’ il tempio di Gennaro Esposito, l’amatissimo chef amico di tutti, che lì dentro ha costruito sapientemente il suo mondo, l’ambientazione del ristorante Torre del Saracino, perché gli ospiti possano tenerlo a lungo in memoria.
Decidere di calarsi in questa esperienza significa predisporsi a cogliere punte di eccellenza sotto diversi aspetti, perché è l’insieme degli elementi che conferisce specialità all’Uno. Decidere di sperimentare questo ristorante implica anche l’innescarsi di una serie di aspettative. Per certi aspetti lo si approccia preparati. Ci si attende un certo ambiente, una certa accoglienza, piatti e vini superlativi, le attenzioni del personale di sala.
Così è stato per me e a dire il vero ho trovato punte che hanno surclassato il mio stesso pensiero, le mie stesse elevate aspettative.
Suggestiva l’accoglienza di benvenuto nella torre, in uno splendido salottino di sassi, luci magiche e orchidee per un aperitivo di benvenuto: attenzioni e accorgimenti assolutamente unici, anche per le particolari caratteristiche del luogo, non son mancati. Da subito. Ma ciò che proprio non mi aspettavo e che mi ha calamitato per l’intera serata è stato il filo che correva tra il personale di sala e Gennaro, pure lui presente in alcuni frangenti per salutare o introdurre certi suoi piatti.
Io ho avvertito un continuum fra loro, un affiatamento che mi faceva sentire come nelle stesse mani. Il direttore di sala e il sommelier che, tra i tavoli, parevano lo stesso braccio di Gennaro, come a lasciare una sua ulteriore impronta. C’era l’anima in quello che facevano, il calore, come se quell’attività fosse cosa loro, e un’incredibile sincronia naturale nel loro muoversi. Mi sono sentita ospite a casa di una grande famiglia che mi stava accogliendo con lo stesso spirito, che è altro dalla cortesia, sempre comunque gradita, che si trova più frequentemente nei locali di buona impostazione.
Dico la verità questo aspetto mi ha rapito talmente tanto che l’attesa del piatto è passata in secondo piano. Non ho resistito e iniziato con qualche domanda tanto al direttore di sala quanto al sommelier. Da entrambi una risposta inaspettata “Sono qui da 15 anni” mi ha confidato Gianni, il sommelier, e Ciro, il direttore di sala “io da 13, sono arrivato poco dopo. Siamo cresciuti insieme a Gennaro, siamo amici”. E in entrambi gli occhi lucidi di ricordi, di vissuto, come se gli stesse scorrendo davanti una pellicola.
Alla luce di questo ho riletto la carta del menù soffermandomi su una paio di proposte, un menù dedicato a Salvatore e l’altro a Ciro. Qui Gennaro ha scritto la sua riconoscenza. Ma chi è Salvatore? Un pezzo di core di Gennaro, la sua anima gemella, con lui da sempre, prima di tutti gli altri. Ora sta gestendo Mammà, l’altro locale sito a Capri, ma Gennaro ha trovato il modo di “tenerlo qui” alla Torre del Saracino.
Quanto contano questi amici? Tanto, lo dice non con le parole ma con il timbro di voce Gennaro, a fronte della mia esclamazione “Gennaro, che ragazzi straordinari hai in sala!?!” E lui, sintetico, “sono amici”, lasciando intendere con uno sguardo che ci sarebbe tanta vita insieme da raccontare, meriti da condividere. Ecco una bella definizione di amicizia, ermetica ma efficacissima. Ha parlato il cuore dentro agli occhi.
Questa reazione di Gennaro mi fa pensare al valore della FRATELLANZA, condivisione di un percorso che fatto insieme è più lieve. E quando si tratta di gioire insieme si gioisce di più e più forte. Questo dev’essere accaduto a questi amici fraterni negli anni condivisi alla Torre del Saracino. Una cosa ho capito meglio quella sera, Gennaro Esposito è quello dei sentimenti genuini e per questo inalterati nel tempo, non urlati ma radicati.
E anche quello dei significati fini, dentro e attraverso le cose. Me lo ha trasferito l’acume di certi suoi piatti e una trovata finale da colpo di genio…un’ampolla di vetro sul tavolo apposta su di una fiammella che pareva semplicemente un decoro, un profumatore ambientale con scorzette di arancia e spezie che galleggiavano.
A fine serata il maitre ha spento la fiammella, preso l’ampolla e riversato il contenuto, divenuto nel frattempo caldo, in bicchierini di vetro…la tisana di fine cena. Come conferire utilità anche a ciò che apparentemente può sembrare solo di contorno. Si può ancora restare a bocca aperta, come bimbi di fronte a una magia!
Così si chiude questo mio viaggio nel cuore della Campania, in terra napoletana, uno spazio geografico di eccellenze che sarà difficile dimenticare.
Simona Vitali
La torre del saracinoVia Torretta,9
Loc. Marina d’Aequa – Vico Equense (NA)
Tel. 081 8028555
www.torredelsaracino.it
Crediti fotografici: www.altissimoceto.it www.sabrinamasala.it