“Leggo un libro al giorno”, per 365 giorni, per i 42 anni di apertura della libreria, fanno 15.330 libri, tanti quanti ne contengono le tre stanze all’ingresso del maestoso Palazzo Ducale di Colorno (PR), dove Alberto Panciroli ogni giorno apre la sua libreria.
Ecco perché mi fido ogni volta che voglio davvero perdermi nella lettura di un libro: vado da lui ed è come se mi aspettasse.
Nei giorni scorsi questa voglia di un libro straordinario si è fatta impellente e lui era lì, sulla sua sedia dietro alla vecchia scrivania colma di pubblicazioni.
“Tieni, leggi questo”, ma la conversazione non si ferma mai ai suggerimenti di titoli. Questa volta ha preso la piega che desideravo: raccogliere brandelli di vita vissuta.
“Ho gli stessi anni di Gualtiero Marchesi”, confida Alberto Panciroli ad uno dei tanti ragazzi di ALMA, la scuola di cucina internazionale che ha sede nel Palazzo Ducale, passato a salutarlo, al termine degli studi, prima di iniziare ad affrontare il suo futuro.
“Bisogna parlare con tutti per capire e oggi non lo fa quasi più nessuno” mi dice mentre osservo quanto affetto c’è in quel saluto, e avverto un tono che cambia, che richiama i valori del vivere civile, della libertà di espressione e di parola, della ricerca della verità che, sostiene questo signore dalla straordinaria capacità di narrazione, “non la si può tenere in tasca come un fazzoletto, va sempre confrontata e divulgata”.
Lui lo ha fatto, per tutta la sua vita. Dapprima nel suo negozio da barbiere, dove i libri sostituivano i giornaletti; poi da politico quando, assessore locale all’agricoltura, girava le campagne con la sua libreria ambulante sulla Lambretta per consentire ai contadini il piacere della lettura.
“Mio padre era un bracciante, un vecchio socialista che non cedeva di fronte alla privazione dei diritti. Il suo era un lavoro duro che rubava tutto il suo tempo ma, di sera, trovava sempre lo spazio per leggere, di tutto. E mi ha contagiato, nel dare valore alla lettura e alla libertà”.
Non c’è un computer nella libreria Panciroli, i titoli (migliaia e migliaia) sono tutti nella sua bella testa di capelli bianchi. Si sono accumulati negli anni, alcuni hanno ancora il prezzo in lire: “Faccio anch’io i resi, come tutte le librerie, ma alcuni titoli restano qui, per le parole che quelle pagine contengono”.
Oltre ad essere libraio è anche editore, pubblica sotto quel bellissimo esempio di raffinato lettering che “fu disegnato da Franko Benedetti, si con la k: un amico di Franco Maria Ricci che veniva spesso a trovarmi”.
Uno dei tanti personaggi che hanno attraversato la vita di Alberto Panciroli che, nella corte del Palazzo Ducale, fu l’inventore di un festival della letteratura ante-litteram cominciando semplicemente a scrivere lettere d’invito a vari esponenti della cultura e delle istituzioni, chiedendo loro di venire a presentare qui i loro libri. Da allora sono venuti in tanti, da Giorgio Napolitano a Carlin Petrini, da Miriam Mafai a Giancarlo Castelli. Anche in queste scelte di autori tornano i temi cari ad Alberto Panciroli: la libertà, la giustizia.
“Ancora poche settimane fa è ritornato Giovanni Maria Flick per presentare il suo ultimo libro: Elogio della dignità” mi dice Alberto. E come si fa a non prendere anche un libro con questo titolo. E cominciare a leggerlo appena arrivato a casa, alternandolo all’altro titolo che mi aspettava: Notturno bizantino di Luigi De Pascalis.
Non sbaglia mai Alberto, è un porto sicuro per chi vuole leggere davvero qualcosa di bello. Ancora una volta mi è bastato l’incipit di Notturno Bizantino per capire che avrei trascorso ore speciali.
Corfù. 12 aprile 1508
Mi hai chiesto spesso della caduta di Costantinopoli e di come riuscii a sopravvivere in quel tremendo giorno del 1453, di quali pensieri ebbi, di cosa provai e vidi. Non ti ho mai risposto a tono, un po’ perché rammentare mi avrebbe procurato un dolore indicibile e un po’ perché non avrei saputo da che parte cominciare. Ma è primavera, e in questa stagione a Corfù i tramonti sono particolarmente dolci, invogliano ai ricordi. Siediti dunque accanto a me e ascoltami…”
La sua libreria, la sua persona sono, prendo a prestito le parole di Paolo Rumiz, “un commovente presidio della mente in mezzo al nulla che ci assedia”.
Luigi Franchi
luigifranchi@solobellestorie.it