“A scuola i bambini si liberano dall’ignoranza, dai pericoli della strada, dalla povertà, dall’isolamento, talvolta dalla solitudine, spesso dalla fame e dalle malattie. Ma è anche il luogo dove possono liberare la loro fantasia, il desiderio di conoscere, la voglia di capire, l’abitudine a stare insieme. Insomma è la strada più sicura per creare cittadini liberi e consapevoli”. Queste parole le ha pronunciate Massimo Bray, direttore generale della Treccani, che pubblica anche quest’anno l’Atlante dell’infanzia a rischio, e mi sono venute sotto gli occhi nel momento in cui terminavo la lettura di un libro per bambini dai 5 agli 8 anni, che un amico mi aveva regalato: I Grafirulanti e lo stato infranto è il titolo e le autrici, Lara Entradi ed Elena Scarpanti, sono maestre elementari, o almeno un tempo si chiamavano così.
Dove stanno le assonanze tra le parole di Massimo Bray e questo delizioso libro? Nel ruolo che persone come Lara ed Elena svolgono ogni giorno con quella dedizione che sa di antico, ma che rappresenta una delle poche ancore di salvezza sociale e culturale per il futuro delle giovani generazioni.
Lara aveva una nonna, Anna, che purtroppo è scomparsa pochi mesi prima di veder la gioia di questa pubblicazione, che ha fatto la maestra per tutta la vita, attraversando otto gravidanze senza perdere un giorno con i suoi amati alunni. Insegnava a Chiuduno, un paese bergamasco tra la pianura e la Valcalepio; lo ha fatto con passione, estendendo l’insegnamento anche ai suoi tredici nipoti, tra cui Lara che ne ha raccolto gli ideali.
Laureata in scienza della formazione, Lara inizia in una scuola di Arcene (BG) il suo percorso, precario come quello di tanti insegnanti, fino a quando, per il suo metodo e la sua capacità di coinvolgere gli alunni, i genitori non impongono la sua permanenza.
Sono gli anni in cui Lara incontra Elena, a sua volta maestra, e tra loro nasce una solida amicizia cementata dalla stessa visione dell’insegnamento che culmina dapprima in un blog, poi diventato libera associazione, dal nome affascinante: Maestri attivi tra le nuvole.
Il punto d’incontro virtuale, scrivono sulla pagina del loro sito, “è dedicato a quegli insegnanti che credono nel proprio lavoro, che lo amano, che si pongono domande reali e che ragionano sul metodo e sulla relazione… Dedicato a quegli insegnanti che hanno voglia di impegnarsi veramente in quello che fanno!”
Ci si inoltra, tra le pagine, in originali concorsi di filastrocche, scoprendo la felicità di una lettura semplice e ricca di sentimenti positivi.
Oppure si scopre un giovane professore, Ivano De Luca, che propone la costruzione di un ebook, “utilizzando un programma immediato che consente di ‘buttar giù’ una bozza di libro nel giro di due ore”. O ancora, gli schemi per impostare un testo descrittivo in terza elementare, che potrebbe (ne siamo purtroppo sicuri) essere preso in considerazione da molti adulti nell’era di Facebook.
E i Grafirulanti?
Il libro è delizioso, frutto di due fantasie vivaci, quelle di Lara ed Elena, capaci di inventarsi un intero popolo – i Grafirulanti, appunto – i cui protagonisti hanno un’altezza tra i 4 e i 6 centimetri, vivono nell’armadio di una biblioteca abbandonata di una scuola, tra i libri, e con semplici graffette riescono a costruire “ringhiere, scale, stendini, basi per ripiani, rotaie, ponti, ma anche appendiabiti e, all’occorrenza, stampelle”.
I loro nomi sono quanto di più singolare possa essere frutto di fantasia: su tutti domina Aira, “maestosa e confortante al tempo stesso, regale e materna, decisa, ma accomodante. Nessuno sapeva di cosa fosse fatta, sembrava una nuvola, qualcosa di etereo e sfuggente, ma il suo aspetto era quello di una donna. Alta e snella, portava un vestito fatto di vento e nebbia e dai suoi lunghi capelli intrecciati cadevano macchie di inchiostro che si dissolvevano non appena toccavano terra”. Una capacità descrittiva di notevole forza, quella delle due autrici.
La storia si svolge nella scuola primaria di Albarocca, ma non ve la racconteremo. Il libro va letto, per entrare, a qualsiasi età, in un mondo che distrae piacevolmente e fa riflettere sulla forza della solidarietà tra persone che appartengono a popoli diversi. Non si parla di razzismo, né di razza (parola orribile), bensì di spontaneità dei gesti, di curiosità verso il nuovo, di sostegno nel momento del bisogno, senza nulla in cambio. E di come si possa cambiare, da discoli indisciplinati a studenti appassionati.
Le due autrici hanno anche inserito un questionario, per capire se sei amico dei Grafirulanti. Io l’ho fatto e il risultato è: Ancora un piccolo sforzo e diventerai un ottimo amico. A volte c’è bisogno di essere un po’ più coraggiosi. Forza!
Ultimo ma non ultimo, un plauso all’editore Sestante che ha creduto a tal punto in questa storia da mettere sotto contratto le due giovani autrici. C’è bisogno anche di questa fiducia, oggi.
p.s. – il libro lo trovate qui o qui
Luigi Franchi
luigifranchi@solobellestorie.it