“Se fosse un colore, un solo colore, sarebbe l’arancio, l’energia, la gioiosa energia” mi sono detta calandomi nella quotidianità di chi si è lasciato contagiare da tanti colori e non meno profumi, fino a farne la ragione della propria esistenza.
È iniziata in modo quasi casuale la storia di lavoro e di vita, intrecciati insieme, di Danilo Pugni e Marinella Bergomi, 32 anni fa, quando giovani fidanzati sono stati coinvolti da conoscenti piacentini nella realizzazione del proprio grande giardino, progettato e gestito nella disposizione di ogni singola pianta da Anna Scaravella, architetto paesaggista a inizio carriera.
Quell’esperienza li ha subito folgorati fino a portarli a decidere di darle un seguito, organizzando un piccolo vivaio presso l’azienda agricola di Danilo, un micro-mondo dove hanno iniziato a coltivare le prime piantine. Non ha tardato ad arrivare il coinvolgimento, stavolta ad opera dello stesso architetto Scaravella, nella realizzazione di un secondo importante giardino.
Questa la molla motivazionale che li ha portati a investire nell’attività individuando, proprio nella zona in cui stavano lavorando al giardino, il terreno per realizzare un vero vivaio, grande, spazioso, che gli consentisse di iniziare a fare sul serio.
È nato così Il Vivaio, tanto per chiamare le cose con il loro nome, come a voler connotare da subito concretezza e sostanza, i due tratti distintivi che ancora oggi rimandano esattamente a loro, Danilo e Marinella, anima e cuore di quel vivaio, cinque ettari colmi di piante a cui attingono per rispondere alle richieste più esigenti e stravaganti di studio e realizzazione di aree verdi (parchi, giardini, anche pensili, pergolati…).
Un lavoro complesso in cui occorre saper valutare sapientemente l’incidenza di elementi quali il sole, le ombre, i colori per creare un’equilibrata armonia, tenendo conto dei possibili imprevisti di percorso come il clima, perché “la pianta è cosa viva – mi sottolinea Marinella – e noi non ci limitiamo a metterla a dimora ma ne seguiamo la crescita, tornando periodicamente a farle visita”.
E non si fatica a crederle se solo si scorre il profilo comune di Facebook, dove si legge l’espressione affettuosa “siamo felici perché sono nati i nostri pratini” accanto allo scatto fotografico di un timido manto erboso che sta facendo capolino. Questo è l’approccio, amorevole, a un lavoro che chiede ma da tanto.
“La nostra giornata è scandita dalla luce – mi racconta Danilo – e finché c’è luce c’è sempre qualcosa da fare. Negli anni è cresciuta la collaborazione con l’architetto Scaravella, divenuto un punto di riferimento, e non ha tardato ad arrivare una propria clientela che molto spesso diviene anche amica, proprio per quel loro ritornare, prendersi cura”.
Il Vivaio non è altro che il contenitore della linea di pensiero di Danilo e Marinella che predilige piante figlie del territorio (carpino, spaccasassi, quercia …) o che assecondino l’avanzamento in corso di un clima sempre più mediterraneo (olivo, leccio, corbezzolo, sughera, oleandro… ). “Quanto ai fiori – mi spiega Danilo – privilegiamo quelli delle nostre corti”. E mi dipinge con poche parole il quadretto che ama ricreare “all’ombra una macchia di ortensie, rose sia a cespuglio che rampicanti, oleandri nei mastelli di legno e la pergola con l’uva… il mio ricordo da piccolo”. Ecco l’evocazione del calore di un’ambientazione che certamente viene riadattata oggi in spazi diversi e con una lievitata varietà di fiori ma che è filo diretto con un passato, una tradizione che ci accompagnano dentro.
Ma la magia che si intende creare richiede, in qualsiasi campo, di innescare una marcia in più. Qui bisogna entrare nel progetto e metterci tanta energia e forza fisica: c’è da andare di vanga, di zappa o, in ginocchio, trovarsi a srotolare e stendere manti erbosi o posizionare lastricati per creare “zone a stare”, come si dice in gergo. Per non dire, quando si mette mano alle terrazze, il gravitare grossi vasi e piante ingombranti attraverso ascensori, passando per le case, attenti a non far danni e a non lasciare tracce di sporco. E in questo non c’è una divisione di ruoli: Danilo e Marinella sono intercambiabili. Si trovano spesso a lavorare su due progetti diversi.
Mi proietto dentro a questa descrizione e non posso fare a meno di chiedere: “Dove trovate questa energia?”.
La voce squillante di Marinella non esita a rispondermi: “Dalla terra e dal sole! Ti ricaricano come una pila. Nonostante la fatica alla fine rimiri soddisfatto il lavoro completato”. Danilo annuisce e rimarca il concetto. La pensa esattamente così.
E, a voler trovare una prova del nove di quanto per loro la natura sia un elemento di vita insostituibile, basti pensare che nel tempo libero che si ritagliano, al mattino prestissimo o alla sera dopo il lavoro, l’uno si addentra nei boschi (ed è davvero un ottimo fungaiolo, di quelli che conoscono i boschi palmo a palmo), l’altra si allena per le gare in bicicletta su strada.
Ma ciò che più mi rapisce è quel loro rilanciare, evolvere continuamente, nella loro persona e poi professionalità. Il continuare ad alimentarla di rami e rametti quell’attività.
Così, all’idea principale di vivaio vetrina funzionale alla consulenza, si è sommata nel tempo quella di vivaio come fonte per attingere bacche, fiori e frutti particolari e non facilmente reperibili per composizioni mozzafiato, di assoluto gusto ad opera di Marinella.
“Ho iniziato pian piano 15 anni fa, insieme ad un’amica architetto, che mi ha dato delle belle dritte. Da lì in poi ci ho messo del mio, già dieci anni fa utilizzavo le erbe aromatiche, oggi più diffuse. Cerco di essere molto pulita nelle associazioni di colori, seguo la stagionalità. Realizzo, ad esempio, composizioni anche con sola frutta, solo fragole o pesche”.
Il risultato è che la chiamano a realizzare i matrimoni più chic, che all’occorrenza arricchisce anche delle piante del vivaio, laddove c’è da riempire o coprire qualche spazio. E qui il vivaio si presta a noleggio piante!
Ma chi è questa coppia? Come definirla? Esattamente con le sensazioni che ama creare. Come quella del profumo di erbe aromatiche cha sale fino al naso calpestando le pietre di una “zona a stare”, nelle cui fessure è stata piantata appositamente menta rasa o timo serpillo o quella del profumo di salvia che si sprigiona da un bouquet da sposa, come a fissare nel ricordo il profumo del giorno più bello.
Simona Vitali
simona.vitali@solobellestorie.it