Lei fa così: si focalizza su un oggetto del quotidiano che sta utilizzando o che ha sott’occhio, lo ingloba nella sua fantasia e lo “ripropone” associato a una delle sue Angeline, espressive personaggine con gli occhioni verdi da fiaba, accompagnando ciascuna composizione con un pensiero.
Le ha preso quest’abitudine da quando, 10 anni fa, da un giorno all’altro ha perso il lavoro. Disegnava intimo per un’azienda tessile, quando un fallimento repentino e traumatico si è materializzato con la fuga del titolare e la cassa integrazione per ben 100 donne, lei compresa.
Così, mentre iniziava una sporadica collaborazione con un’azienda di collant di Faenza, ha raccolto le riviste di moda acquistate, ritagliando via via gli accessori delle collezioni (le scarpe, le collane, i cappelli, le borsette…) e le faceva indossare a una piccola sagoma di donna da lei disegnata, che rappresentava se stessa.
Il disegno era sempre stato la grande passione di Angela Zini, sin da quando era piccina. Per ore e ore ci si dedicava con quella manina, la sinistra, che la rigidità dell’anziana maestra avrebbe voluto legare mentre i genitori, la mamma insegnante di educazione artistica e il papà ingegnere elettronico e grande mente umanista, hanno assecondato, restituendole quella fiducia che l’avrebbe sostenuta negli anni a venire. Finché non è diventata illustratrice.
Per qualche tempo, dopo quel terremoto nella sua vita lavorativa, Angela ha continuato a disegnare le sue Angeline, che esprimevano la parte più autoironica e positiva della sua persona, per il piacere di dargli vita, rappresentando quello che le accadeva e affidando loro messaggi che intendeva rivolgere a se stessa.
Splendide, perché assai significative, le Angeline che figurano “L’equilibrista professionista”, ma anche “Staccare le spina” dove il filo di un caricabatterie telefonico è collegato alla testa di Angelina, “La coperta” attraverso cui Angelina realizza la propria vita e aspetta, “Sull’arte culinaria”, che vede l’Angelina alle prese con le sue ricette…. per citarne alcune.
Questo finché, timidamente, non si è affacciato il pensiero che questa passione potesse diventare il suo nuovo lavoro. Ecco che è ricomparsa, fondamentale, la figura del papà: “con le potenzialità che hai – l’ha esortata- perché non reinventarti in quel modo!”.
“All’inizio mi sentivo in colpa -racconta Angela – mi dicevo che in quel modo probabilmente non avrei portato un gran contributo alla mia famiglia (avevo giè una bimba), d’altro lato però mi incoraggiava il fatto che molte donne si fossero dovute ricreare. Era come se dicessi a me stessa “da un fallimento non mio adesso rinasco io!”. Qui però non si trattava di assecondare la mia vena artistica quando aveva voglia di esprimersi, ma di trovare sistematicamente modalità e canali che mi consentissero di creare una continuità al lavoro a cui stavo cercando di dare forma.
Complice un nido, uno studio di particolare atmosfera che mio padre aveva pensato di ricavare da una originale struttura, dietro casa, realizzata dal mio nonno materno, ho trovato il mio luogo di lavoro, distinto da casa mia. Quindi ho pensato di diversificare non limitandomi ai disegni ma introducendo oggetti di utilizzo quotidiano – poco costosi – su cui trasporli, quegli stessi disegni realizzati in acrilico su tela o acquerello su carta. Ecco che ho iniziato, con vari esperimenti, a realizzare borse e borsette in pvc fatte stampare da un’azienda veneta e da me assemblate, buste e bustine da viaggio sempre in pvc, ciondoli e orecchini, appendi-collane sagomate in legno, spazzole per i capelli, mug, magneti, biglietti e chi più ne ha più ne metta! Ogni occasione era buona per allungare il menù!”
Da fine osservatrice e pennarello felice quale è, ad Angela basta avere in mano una biro, una matita o un colore che è un attimo immortalare il simbolo del momento e pure costruirci la sua morale!
Mattoncino su mattoncino ha cercato di dare solidità a quel lavoro da libera professionista, a partire dai mercatini , per farsi conoscere, poi introducendo piccoli progetti che delineassero un senso di continuità, come quello del calendario – ogni anno un tema diverso – che realizza in collaborazione con la sorella Francesca, grafica, con cui lavora anche ad altri progetti per aziende clienti.
Ormai c’è attesa, dopo sette anni quei calendari vengono prenotati in anticipo, sono tanti quelli che li stanno collezionando,e pure si circondano degli oggetti di Angela, come un’infermiera sua conoscente che si muove fra le case di Lugo di Romagna e dintorni le ha raccontato “Ti ritrovo in diverse case, Angela!”. Un tuffo al cuore per lei!
Ci sono poi le mostre. Non avendo la fortuna, come in altre città, di avere gruppi di artisti locali che diano vita ad iniziative, Angela ha imparato a organizzarsi da sola, nella ricerca della location più adatta e nella costruzione del suo piccolo evento, in cui dare spazio non solo alle sue opere ma anche a musica e performance artistiche di altri, a tema.
Era tutto pronto per quel momento tanto atteso, lo ha raccontato qualche giorno fa, precisamente il 6 marzo, nel suo profilo Facebook:
“Questa sera avrei dovuto inaugurare la mia mostra a Bagnara. Mi è stato detto che non è niente di che il fatto che sia stata annullata ma sinceramente per me è una vera sconfitta. Ho lavorato tanto in questi mesi in vista di questo evento e da piccola “libera professionista” in questi giorni sto perdendo tanto… ma non mi lamento, siamo tutti e tutte sulla stessa barca! Basta la salute!”
Fin qui purtroppo argomento in comune con tante altre persone che,in questi giorni infausti, hanno visto arrestarsi il proprio lavoro, motivo di sopravvivenza.
Ma è il prosieguo di quella mail ad avermi colpito: “Allora ho deciso di fare una cosa… dato che so solo disegnare, ho preparato alcune immagini che vi regalo volentieri… a tutte voi donne ma anche agli uomini giusto da utilizzare per augurare ed augurarvi “Buona festa della Donna!” Stampatele, postatele, taggatevi… fate quello che volete, sono per voi”. E così in quell’8 marzo inusuale c’è chi ha apprezzato e molto il gesto, facendo proprie quelle gioiose “Angeline” fra le mimose (4 diverse, una per ogni gusto) e utilizzandole per i propri auguri.
“Ad Angela Zini, all’8 marzo, alle piccole o grandi rinunce che ognuno di noi sta facendo” sempre su Facebook Giorgio Pozzi, l’editore con cui Angela ha collaborato, si esprime così nel reindirizzarle proprio una delle sue Angeline fra la mimosa.
Le piccole e grandi rinunce, quelle a cui ciascuno di noi è dolorosamente chiamato in questo periodo…
E, soltanto cinque giorni dopo, l’11 marzo, con l’inasprirsi repentino della situazione generale in cui ci ha gettato l’incubo del coronavirus, e lo sconforto, la paura che ha preso il sopravvento in molte, troppe persone, è arrivata anche la decisione di Angela di pubblicare un disegno al giorno (Disegnino in giardino, in cui i personaggi interagiscono con i fiori, compagni di quarantena di chi abbia la fortuna di avere un giardino intorno a casa). Numerato. Finché questo momento buio non sarà passato.
Sì perché lei è un’ illustratrice con una visione positiva della vita, questo sa fare (e anche molto bene), e questo mette a disposizione in un momento in cui possiamo scegliere se chiuderci a riccio o esserci, ciascuno con i propri mezzi, a distrarre e sollevare un pochino anche gli altri.
Nel corso dell’ultimo anno accanto alle Angeline sono comparsi ritratti di donna più realistici, con forti tratti espressivi: sembrano parlare. Angela ha preso a fare ritratti di singoli ma anche di intere famiglie che poi vengono declinati nei tanti oggetti scelti. Le Angeline però, con la loro autoironia, rimangono le personagge preferite dalla gente: più fiabesche, a tratti buffe nel loro essere alle prese con i guai quotidiani.
Ad Angela rubiamo un messaggio di grande significato, tra i più belli del suo profilo Facebook.
L’ha scritto il 31 dicembre 2019, l’ultimo giorno dell’anno, quello in cui si fanno le buone intenzioni e si formulano auguri più impegnati, per se stessi e per gli altri:
“Auguro a tutti di ripartire dal bianco”.
E poi spiega il perché, facendo suo il passaggio di un libro, PERDITE, scritto da suo padre Roberto Zini:
“Nero è il colore delle cose perdute. Bianco è il nostro colore, di noi che non ci siamo arresi. Noi ricominciamo dal bianco. Lo cancelleremo con pennelli e colori, per ritrovare un giorno ciò che abbiamo perduto”…
O scoprire, aggiungiamo noi, che qualcosa di quel che stiamo perdendo in questo periodo lascerà spazio a un modo di vivere nuovo, diverso. Magari migliore.
Simona Vitali