Geografia

IL MIGLIOR SCATTO DELLA FOTOGRAFIA EUROPEA

3 marzo 2016

Il miglior scatto della fotografia europea è Reggio Emilia, che si apre e svela la propria anima lungo un percorso spalmato sull’intera città, dove fanno tappa le più svariate installazioni e mostre fotografiche. A rimarcare la meraviglia e, a volte, la sorpresa di scoprire certi luoghi. Inediti, anche per chi ci abita.

Piazza Fontanesi

Piazza Fontanesi

Bella Reggio Emilia, bella anche nella quotidianità, quando inforchi la bicicletta e ti diverti ogni giorno a percorrerla facendo disegni diversi nell’atmosfera delle vie dagli eleganti palazzi con interno a sorpresa, dei vicoli d’antiquari a misura d’uomo, dove l’occhio corre a destra e sinistra, come a rilevare quel qualcosa di diverso che ogni volta riserva. 

L’apertura improvvisa di un portone, sempre chiuso, con lo svelarsi di un giardino interno, il nuovo allestimento di una vetrina, un divertente sketch fra due persone di passaggio… così ci si ricarica in vista di lunghe e intense giornate di lavoro. Sì perché i reggiani sono quelli del lavoro a testa bassa, non urlato ma molto fattivo. Quelli delle idee sottocute che quando si manifestano sono geniali, entusiasmanti. Standoci dentro, come nuova cittadina, mi accorgo sempre più che ci sono sobbollori diffusi, idee che prendono forma.

In progress di Milla Mariani

In progress di Milla Mariani

Gli artisti per esempio pare che qui si richiamino fra loro, collegandosi, creando intrecci, come a dar vita a una sorta di comunità, per svelarsi più che mai in certe occasioni ufficiali, manifeste, che li riguardano. E’ il caso della Fotografia Europea che li vede  impegnati ad alimentare un circuito in cui varcano, con le loro opere, gli spazi privati e più reconditi della reggianità, i cortiletti interni, le segrete stanze di studi o appartamenti abitati, gli scantinati, riuscendo a regalare sferzate di emozioni, diverse, inaspettate, inebrianti. È proprio l’insieme che conquista, i luoghi straordinari e le foto che lì trovano la loro collocazione. Non si può non calarsi, nel vero senso della parola, nella casa di ringhiera di via Gobbi 3, battezzata come Atelier Viaduegobbitre, autentica perla incastonata in una via già di per sé suggestiva.

Atelier Viaduegobbitre

Atelier Viaduegobbitre

Un portone spalancato e un brulichio incessante di persone intorno è il primo invitante messaggio. Basta varcare la soglia per essere prima travolti da un’inaspettata e ancora autentica struttura poi sorpresi da tutto ciò che ogni spazio utile riserva. Dalle cantine alla balconata interna che corre continua fino all’ultimo piano. Lì abitano e lavorano artisti in pianta stabile: si entra addirittura nelle loro vite.  Ma ci sono anche artisti ospiti della casa, per l’occasione.

Sandland di Gianluca Micheletti

Sandland di Gianluca Micheletti

Così gravitando da un ambiente all’altro ci si trova ad indossare abiti diversi: da quello di Gianluca Micheletti  che accultura e fa riflettere sull’altra faccia, disarmante, di Sharm el Sheik a quello di Camilla Biella che ha saputo guardare al pane con altri occhi svelando, in una mollica piuttosto che in una crosta, paesaggi e geografie immaginari.

Il pane, ricerca di Camilla Biella

Il pane, ricerca di Camilla Biella

E al tempo stesso è impossibile rimanere insensibili agli scatti di Carlo Vannini al Cimitero delle Fontanelle di Napoli, esposti nella suggestiva cornice di monili e sculture di fili di alluminio, ottone e rame nel laboratorio di Laura Cadelo Bertrand, raffinatissima sensibilità scultorea.

Laura Cadelo Bertrand

Laura Cadelo Bertrand

Grande respiro, in un concentrato di mostre fotografiche, anche quello offerto dalla pittrice  Alessandra Zini, con le sue tele, ormai ben note fuori dai confini. Ma tutte, davvero tutte le esposizioni di questa  struttura hanno un particolare sapore, complice certamente anche il luogo.

Opere di Alessandra Zini

Opere di Alessandra Zini

Non da meno è l’iniziativa di un’intera via, via Roma, con le sue sedie fucsia, il colore della Fotografia Europea, apposte davanti ai portoni a mo’ di invito ad entrare nei palazzi. E scoprire con sorpresa e un filo di emozione che diverse delle mostre parlano di accoglienza, proprio a partire da quella rappresentanza multietnica che via Roma la abita.

11 FE2015

Come il particolare lavoro di  Pierluigi Sgarbi ed Elena Viappiani  che raccontano la storia di oggetti di altre terre, immortalati presso le case di abitanti stranieri di via Roma, e dei significati che assumono una volta decontestualizzati, arrivando a raccontare nuove storie.
E proseguendo a zig zag nella via, dentro e fuori dai portoni, un tuffo al cuore: 17 sublimi scatti dal mondo che sfiorano il metafisico, la mia sosta senza tempo dentro la Galleria 13 a perdermi in 17 viaggi di altra dimensione, l’opera straordinaria del fotografo statunitense Michael Kenna.

Michael Kenna alla Galleria 13 di Reggio Emilia

Michael Kenna alla Galleria 13 di Reggio Emilia

Uscire come frastornati, al risveglio da un avvolgente, bellissimo, sogno. Senza parole! E procedere, passo dopo passo, entrando nel cuore colorito di via Roma e trovarsi, dopo un’immersione nel mondo, il mondo lì dentro, tangibile, presente.

10 FE2015

 

La più grande emozione che la Fotografia Europea mi ha regalato. Una doccia calda seguita da una doccia fresca: un calarmi nel qui e ora che palpita. Che è vita. Me lo ha “detto” Nicolò degli Incerti che ha rubato scatti a “Questo è il mio nome”, un laboratorio teatrale con richiedenti asilo e rifugiati  dell’Africa occidentale sub sahariana (progetto Mare Nostrum e Sprar di Reggio Emilia), ad opera del Teatro dell’Orsa e Coop Dimora di Adamo. Questi ragazzi hanno messo in scena una sorta di odissea, la loro. Che in fondo è la storia di tutti noi. Uomini.

Simona Vitali

 

 

 

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