“Ho un’amica che vende silenzio” mi confida Fulvia in uno di quei momenti in cui, col pensiero, ci si solleva dal lavoro, dal quotidiano e ci si abbandona a una rilassata conversazione, che potrebbe continuare per ore, sulla vita e sui valori. Che elevano.
Folgorata da un’espressione di cui ancora non conosco il significato ma mi restituisce l’idea che si tratti di qualcosa di rigenerante, esclamo interrogativa “Vende silenzio?” come a chiedere qualche informazione in più. “Vai a trovarla, guardati intorno, vivi quell’atmosfera poi mi dirai”, prosegue Fulvia con un sorriso sornione ma convincente.
Accetto il suggerimento, questa piccola sfida in incognito mi intriga. Conosco Fulvia, credo di aver colto qualcosa della sua visione del mondo e so certamente del suo buongusto, dello stile che caratterizza le sue scelte.
Individuo il mio momento libero e mi avventuro nell’Appennino reggiano, salendo, salendo e salendo strade sempre più strette e lasciando alle spalle prima la vivacità della città poi il brulichio dei paesi, mentre il buio scende piano piano, finché non entro in Costaborga, una borgata di un pugno di piccole case in sassi, immerse in una natura verdeggiante.
L’ultimo tratto, la ripida salita che mi consente di raggiungere la mia destinazione, mi fa sentire a diretto contatto con il cielo, come se gli stessi andando incontro. È fortissima questa emozione.
Scendo dall’auto, alzo lievemente la testa, poco, perché mi sento dentro il cielo e senza esitazione esclamo “sono arrivata in cielo!”.
“Benvenuta Simona”, una voce di donna dalla calda e irresistibile inflessione catalana mi accoglie sul cancelletto di legno. Alle sue spalle intravvedo una piccola finestra con le tendine all’antica, illuminata da una lampadina che sbuca dal gelsomino a cornice.
Nel cortile ci sono altre piccole luci che mettono in risalto particolari, magari una scaletta in legno, qualche vaso. Sono come indicatori di una dimensione intima di cui si pongono a premessa. C’è un ossigenato silenzio lì fuori che dentro diventa caldo, per l’accoglienza che Dolors mi riserva. Un aperitivo di benvenuto in naturalezza, la colazione genuina e curata che di meglio non potresti desiderare, poi sta a te decidere di quanta vita andare a caccia nei dintorni o di quanto silenzio fare scorta.
Il silenzio lo trovi là dove viene tolto, come sgrossato, il ridondante che fa rumore, così come le stelle le trovi la dove il cielo è buio, non disturbato dalle luci.
Ma cosa togliere? Cosa lasciare? Come costruire un’armonia che assecondi quel silenzio, quella pace di cui quel luogo è già permeato vuoi per quel verde che lo circonda vuoi per quei muri.
Nella foga di arredare uno spazio così si può scivolare nel rischio di creare un’accozzaglia di elementi che non calmierano l’anima, sensore sensibilissimo al vero, e creano invece un’atmosfera finta, come metallica.
Parlando con Dolors il mio occhio corre proprio su parti di mobilio particolari, dalla testata del letto realizzata con assi da fornaio assemblate, che ci porta a parlare anche di quella che sta preparando con la fiancata di un carro, ai bauli a cui ha ridato nuova vita, agli sgabelli dipinti sulla seduta come un quadro, agli acquerelli non acquerelli del padre, fino alle grandi tele indonesiane con le sferzate di colore che rompono e vivacizzano le camere.
Di tutto ho chiesto la provenienza, la storia, perché è anche così che una persona si comunica, ti dice di sé. “Da soli non si fa mai nulla” in questo modo Dolors svela di come ci siano figure di riferimento per lei, oltre la famiglia, con cui condivide e realizza le idee che culla.
Se trova pezzi particolari è grazie a Primo, l’ottantenne rigattiere di fiducia, se quei pezzi riprendono vita è grazie a Stefano, l’amico appassionato di restauro. E poi amici “quelli non devono mancare mai” come consiglieri, sostegno morale, sprone. E il pensiero corre ai vicini di casa milanesi, la famiglia Savi, e a Fulvia, l’amica ristoratrice con il pallino del bello, che fa le incursioni dispensandole consigli, e ad altre amiche ancora.
Quella casa è ricca anche di oggetti: in tutti campeggia il buon gusto che esprime tutto l’amore per l’arte e il ricercato, che Dolors ha assecondato in un’esperienza precedente.
Se è vero che “Le piccole cose hanno l’aria di niente ma danno la pace. Sono come i fiori dei campi: li si crede senza profumo e insieme profumano l’aria” è anche vero che dal silenzio nasce spesso il sorprendente.
E a Costaborga c’è davvero una donna che quel silenzio lo ha fatto proprio e lo sa far esperire a chiunque si cali nel bed & breakfast Nonna Rosina, la casa dove la nonna del marito, nonna Rosina appunto, ha vissuto di poco e bene. Perchè Dolors ha elaborato sulla sua pelle che il silenzio è balsamo per l’anima.
Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it
B & B Nonna Rosina
Loc. Costaborga, Vetto D’Enza (RE)
Tel. 342 7235110
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