Storia

25 APRILE, IL PROFUMO DELLE SERENELLE

24 aprile 2017

La mia nonna Rosa, 87 anni, è motivo di grande orgoglio per me.
Lo è per quella mente viva  e memoria fotografica che la rende ai miei occhi una scoperta continua, anche dopo tanti anni che è nella mia vita.  Lei con i suoi mille interessi, il suo leggere molto, seguire documentari “perché quelli mi fanno girare il mondo anche da seduta”, il sapere raccontare con dovizia di particolari. E scrivere tanto. Conservo quaderni e quaderni di memoria della sua infanzia e di quegli anni di grande povertà e di valori. Testimonianze preziose di un tempo passato e di tradizioni che – ha ragione lei – non devono perdersi. Certamente la dote più preziosa che da anni sta predisponendo per me e la mia famiglia.
La interrogo spesso, mi confronto con lei, le chiedo contributi.
“Nonna – le ho chiesto nei giorni scorsi – ti va di scrivermi qualche riga su cosa significa per te la libertà, pensando al 25 aprile? Una cosa breve, tipo questa (le ho mostrato una citazione)”.
Poco dopo aver accolto la mia richiesta avanza con uno dei suoi quaderni fra le mani e mi mostra le pagine del suo 25 aprile (di come lo ha vissuto lei ) e mi dice “ho pensato che potresti prendere la parte finale, lì trovi il mio pensiero sulla libertà”.
Rileggo il pezzo, lo ricordo bene, ogni volta mi prende il nodo in gola. Qualcuno già lo conosce questo pezzo, ma in questo periodo storico fa bene ricordare.
Per questo oggi lo ripropongo, perché, a guardare i fatti,  la libertà non è stata una conquista definitiva. Le vicende degli ultimi anni, e degli ultimi tempi in particolare, dicono che questa libertà va riconquistata continuamente. Siamo schiavi di tante, troppe situazioni. E a volte poco coraggiosi nel riaffermarla, questa nostra libertà.
Di seguito riporto per intero il racconto del 25 di aprile, scritto di pugno dalla mia nonna,  vissuto con gli occhi e le emozioni di una quindicenne che ancora oggi si emoziona e molto al ricordo vivo di  quella gioia derivata da tanto dolore. Altro motivo di riflessione… per quando aspiriamo a gioie facili.

Simona Vitali

nonna rosetta

Nonna Rosa


Oggi pomeriggio, approfittando della bella stagione, ho cominciato a fare i miei giretti in cortile. Insieme a me c’erano anche Anita e Sofia, le mie pronipotine. Mentre loro giocavano, io guardavo ammirata i bei fiori che stanno sbocciando nel nostro giardino. Passando davanti alle serenelle, ormai in piena fioritura, tanti ricordi lontani e mai dimenticati riaffioravano alla mia mente. Fra pochi giorni ricorre il 25 aprile, una data storica perché, 70 anni orsono, ha segnato la fine della guerra.

serenella 1
Non mi sembra vero che sia trascorso così tanto tempo!  È stata una giornata meravigliosa, tra le più belle della mia vita. Uscivamo da una guerra con la paura e l’incubo che non dovesse mai finire. La guerra porta solo dolore, lutto, distruzione. Tutti i giorni ci alzavamo dal letto con tanto timore nel cuore. Mia mamma ripeteva sempre: “come sarà oggi?”.
Quella mattina era andata in paese per portare a cuocere il pane al forno pubblico (di sapore di pane aveva ben poco perché le farine che ci venivano date con la tessera, una volta impastate, assomigliavano più a cemento che a soffice e bianco pane dal gusto inconfondibile). Ricordo, arrivò a casa tutta trafelata tanto da non riuscire neppure a respirare dalla corsa che aveva fatto e dalla gioia che teneva nel cuore.
Si rivolse a mio papà, che stava lavorando davanti al suo deschetto da calzolaio ed esclamò, con quel poco fiato che le era rimasto: “Gino, Gino, è finita la guerra!”. Mio papà, con la sua calma proverbiale, si alzò in piedi, scosse con la mano il suo grembiule dai ritagli di cuoio e disse: “Per oggi ho lavorato abbastanza”. Ci trovammo abbracciati tutti, mentre piangevamo di gioia.
Mio padre andò a cambiarsi, mise il vestito della festa con tanto di camicia bianca e cravatta, poi andò verso la piazza del paese a festeggiare con i suoi amici.
Io presi in braccio il mio fratellino, che allora aveva 2 anni, poi con la mamma, mia sorella e il nonno ci recammo all’inizio del borgo dove abitavamo perché, affacciandosi sulla strada principale, immaginavamo che avremmo trovato tante altre persone in festa… cominciando da tutta la nostra borgata. L’allegria, la gioia di quel giorno che accomunava tutti, non riesco neppure a descriverle. Si cantava, si ballava, ci si abbracciava e si piangeva anche di gioia… forse ancora increduli davanti a una libertà tanto attesa e ora materializzata in un giorno che sarebbe passato alla storia.

Pic2A completare quest’ atmosfera gioiosa,  erano i canti patriottici di partigiani che sentivamo in lontananza e che mano a mano si avvicinavano verso di noi. In testa alla sfilata c’era il loro capo, un certo Afro Schiaretti in sella a un cavallo bianco. Gli cantavano in coro: ” Quando vedrai un uomo con la barba ricordati che è Afro il capo banda, quando vedrai un uomo coi baffetti ricordati che è Afro Schiaretti”.
Al suo passare la folla lo acclamava, lo applaudiva e gli lanciava le serenelle, unici fiori che potevamo permetterci allora. Ecco perché questo umile fiore suscita in me, ancora oggi, tanta emozione e gioia.
In quella giornata, benedetta da Dio, nessuno ha cucinato e pranzato. Siamo rimasti fino a sera sulla strada per assistere agli avvenimenti lieti che si sarebbero susseguiti.
Nel pomeriggio ci siamo portati sullo stradone di fronte alla villa Caumont Caimi per vedere passare i carri armati americani. Pure lì battimani a non finire e loro ricambiavano l’accoglienza gettando caramelle e cioccolata a noi bambini.  In quella villa fecero presidio per diversi giorni e la cosa bella è che al mattino preparavano pentoloni di caffè puro, il cui profumo si diffondeva per la vie vicine.
Ricordo che ne distribuivano generosamente a chi andava ai cancelli della villa. Bastava portare un pentolino e te lo riempivano. A quei tempi era bevanda preziosa perché non si trovava il caffè in commercio, ma solo miscele d’orzo o di altri cereali tostati.
Il 25 aprile 1945 è una data che rimarrà tra i ricordi più belli della mia vita. Chi ha la mia età e la fortuna di ricordare questo giorno, avrà scolpita nel cuore quella gioia immensa che solo la libertà e la pace riconquistate sanno portare.
Nipoti cari vi auguro, con tutto l’amore che ho per voi, che non dobbiate mai e poi mai subire una guerra, fonte di dolore e distruzione inutili, ma che scorra su questa terra, come un fiume in piena, la concordia tra i popoli a salvaguardia di una libertà faticosamente riconquistata dai nostri nonni e padri. Ricordate: ” La pace di oggi è frutto del coraggio dei giovani di settant’anni fa! ”
Nonna Rosa
Sala Baganza, 25 aprile 2015

Nella foto di copertina (anni ’40): Da destra, Nonna Rosa, il fratello Giulio, la sorella Isa

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