Avere un telecomando fra le mani e poter alzar in volo il modellino di un aeroplano. Chi di noi non è cresciuto provando l’ebbrezza di orientare su nel cielo la direzione di un piccolo velivolo giocattolo, creando rotte e contro-rotte nello spazio libero che gravita sopra la propria testa, fino a dove arriva lo sguardo?
E quando il giocattolo fa uno scatto avanti e diventa esso stesso occhio che dall’alto registra ciò che vede in basso, è lì che il “gioco” diventa cosa seria, strumento per girare una diretta sulla terra, dal cielo, come a immedesimarsi in un’ampia planata di un gabbiano.
È la riflessione che emerge con Fabio Abatantuono, che di lavoro racconta, e lo fa non con la penna ma per immagini: “credo di saper raccontare di più con le immagini, che non con lo scritto, una sceneggiatura”, in sostanza è, come si dice, innanzitutto un direttore della fotografia (ma anche produttore).
Siamo in una splendida vallata e lo osservo alle prese con un drone di dimensioni importanti ( ben 3 kg) che sta riprendendo immagini mozzafiato, riportate sul display del telecomando.